IL PIANO REDAZIONALE 2017
"È un compito arduo ma necessario confrontare la difficile situazione presente con le
speranze eterne dell'uomo" diceva il cardinal Martini. Ci proveremo, umilmente, ma
tutti insieme, con la Lettera END del prossimo anno: le speranze umane si
intrecceranno con le speranze eterne, e forse non potremo, e non vorremo, distinguerle
tra di loro. Consapevoli di una speranza che ci precede, e che non è nostra, ma offerta
a tutti, canteremo nelle pagine dell’ultimo anno della Lettera redatta a Genova la
Resurrezione di Cristo. Quel sepolcro vuoto è fonte di una speranza che non dipende
dalla nostra iniziativa: ci è stata donata. Non la terremo per noi.
Ci sono le speranze usa e getta, quelle in cui potremmo credere se ci "conformassimo
a questo mondo" e c'è la Speranza che ci infondono le Beatitudini, che sono state il
tema dell'anno che si conclude. Per capirle e farle nostre occorre "trasformarci" e
accogliere la visione del regno di Dio.
Leggere la speranza come vocazione, chiamata, incontro con Cristo ci permetterà di
camminare lungo i solchi della storia nei quali il Signore ha seminato: cercheremo la
speranza nel passato, nella storia di Israele e dell'Alleanza, nel compimento della
promessa del Salvatore nella pienezza dei tempi (Gal 4,4), e nella Profezia perfetta
della Buona Notizia.
La troveremo nel presente, ascoltando la chiamata alla Speranza che il Vangelo ci offre
nella nostra vita di oggi, liberandoci dal compito narcisistico di offrire speranze nostre,
ma comunicando e annunciando un tesoro trovato e raccontato, attraverso le vite di
coloro che vivono nel mondo senza essere del mondo. (Gv 15, 18-21; 1 Cor 7, 29-31).
Speranza al futuro, infine, ben lontana dall’ottimismo per un bene in divenire, ma
radicata nell’oggi di Cristo risorto per guardare al domani, e muoversi in quella
direzione "Non adeguatevi... ma lasciatevi trasformare..."(Rm 12, 2": forti di una
speranza certa pianteremo semi del cui germoglio non sapremo nulla, e nemmeno
conosceremo la crescita.
La Lettera cercherà anche di farsi, ancora una volta, luogo d’incontro per i segni di
speranza, segni di Dio nelle nostre vite e nelle nostre coppie, che ci confortano e
accompagnano attraverso un presente di gioie, fatiche, dolori, sconfitte, delusioni,
resurrezioni, aiuti reciproci, per passare oltre, insieme.
Forse, un poco, impareremo a sperare di più, e meglio. Magari anche confrontandoci
con quello svelamento della verità che è il passaggio attraverso la morte, di fronte al
quale ogni atto di speranza trova, o perde, il suo valore: e capiremo che è sui nostri
passi lungo il crinale tra vita e morte che perdono senso certe speranze umane fugaci,
mentre diventano vitali le speranze umane radicate in Cristo.