Ambrogio Acerboni

Ambrogio Acerboni - Un ricordo da Don Ivano Colombo

27 febbraio 2022

Un dono inaspettato!

 L’ invito al cammino nelle End è un dono ricevuto attraverso volti di persone in un momento preciso della storia di ognuno di noi.

Ecco un esempio dalla testimonianza di don Ivano Colombo in occasione di un momento di preghiera.

IN MORTE di  ACERBONI AMBROGIO

Calolziocorte – 30 gennaio 2022

 Ci tenevo a ricordare Ambrogio.

 Ci tengo che sia il Movimento a ricordarlo qui perché gli dobbiamo molto. Altri poi metteranno in risalto altri aspetti della sua personalità e della sua esistenza.

Ma noi qui gli dobbiamo molto per il Movimento e glielo dobbiamo riconoscere.Io ho conosciuto il Movimento grazie a lui, che si è presentato una sera di ottobre del 1983, a me, da poco insediato al Collegio Volta di Lecco come rettore: mi ha semplicemente invitato a partecipare, come aveva fatto il mio predecessore, per non lasciare la Lecco 4 senza il consigliere spirituale.Sono bastate poche battute sue e della moglie Marialuisa per incuriosirmi, per farmi capire che ero alle prese con qualcosa di inedito nel panorama della spiritualità.

Non ho ben appreso tutto il complesso mondo delle END, perché ancora oggi non è facile far capire alle coppie stesse che, al di là del metodo e dell’impianto organizzativo, c’è una prospettiva giocata dallo Spirito che fa un gran bene alle coppie e alla Chiesa.Di conseguenza anche al prete.

Ho capito però che mi dovevo mettere al passo con le coppie, per vivere con loro, e quasi guidato da loro, un’avventura che poi avrebbe lasciato il segno. E così è stato.Hanno contribuito ad andare oltre il problema del metodo e della maniera di vivere gli incontri e il cammino delle coppie e del Movimento nella sua organizzazione, certamente più che le parole di presentazione fatte da Ambrogio, il suo modo di parlare, il suo modo di presentarsi, il suo modo di entrare in comunicazione. Ho colto quel tratto di signorilità, che non è affatto una sorta di affettazione nei toni e nelle parole, ma è davvero il raggiungimento di un possesso dello Spirito di Dio, che permette di parlare e di comunicare offrendo una visione appassionata, quella che effettivamente convince. Così mediante una persuasione che non deriva dai soli ragionamenti, ma dal modo stesso con cui uno si presenta e si propone, viene comunicato lo Spirito, quello che noi possiamo avere e dare, quando l’abbiamo a partire da Dio e vi collaboriamo rispondendo a Dio. 

Da allora, anche per l’apporto di tante coppie incontrate lungo il cammino, si è fatto strada nel mio vivere l’impulso dello Spirito, che deve qualificare il vivere dell’uomo. Soprattutto va riconosciuto che chi cerca di conformarsi allo Spirito, come è e deve essere in un movimento come il nostro,comunica una autentica signorilità del vivere, e un vivere che diventa sempre più impegnativo e appassionato.

È proprio vero quello che diciamo a proposito dello Spirito nella nostra professione di fede, quando lo definiamo “Signore” e “datore di vita”. Ma lo dobbiamo constatare proprio in persone che si riconoscono qualificate così, per la familiarità che hanno con lo Spirito, alimentato costantemente con la Parola, con i sacramenti, ma anche con la familiarità che si deve vedere nel comunicare con gli altri, prima di tutto nella propria famiglia e poi nella società.

Se anche solo come prima impressione nell’incontrarlo con la moglie in questa loro proposta di entrare a far parte del movimento, emerge questa immagine, vuol dire che essa si è radicata.E questa bella immagine è rimasta, anche con l’andare degli anni, anche con il decadere fisico, che non coincide comunque con il decadere dello Spirito, se lo Spirito stesso ci assiste e se noi con lo Spirito collaboriamo. Quando poi si vede che il movimento stesso si allarga, perché altri vi aderiscono, vuol dire che l’esempio suscita quella forma di partecipazione da cui può venire una specifica vocazione.

Più che strategie per diffondere il movimento dobbiamo proprio comunicare un nostro modo di essere, che poi si traduce nel fare, capace di lasciare un segno indelebile. A me Ambrogio l’ha lasciato, come immagino abbia fatto anche con altre coppie, se noi oggi ci ritroviamo con uno sviluppo che deve continuare, non senza il nostro contributo. Penso, come da tempo insisto a dire, che proprio nelle coppie animate dallo Spirito c’è quel richiamo alla spiritualità che oggi è necessario nella Chiesa, perché la Chiesa

possa essere ancora significativa per costruire il Regno di Dio.

E’ la spiritualità che dobbiamo attingere soprattutto nella vita di coppia, e non solo nei monasteri o nelle persone consacrate, perché lì c’è un segno voluto da Dio, che esalta l’uomo e la donna nel farli diventare creature dotate di Spirito e vita, per confermare l’uomo nel suo essere ad immagine di Dio. Dobbiamo crederci davvero, come ci hanno creduto Ambrogio e Maria Luisa. Essi nel loro presentarsi non avevano solo degli schemi da offrire per far capire che cosa fosse il movimento, ma soprattutto per appassionare alla spiritualità di coppia; essi hanno messo in campo la loro persona, il loro modo di essere, quelle parole che troviamo nella lettera agli Efesini di S. Paolo, ma che abbiamo bisogno di veder incarnate in persone che ne sono l’immagine viva. Ed essi hanno rivelato lo Spirito come “Signore”, presentandosi da signori, che hanno da proporre un vivere bello, entusiasmante, appassionato; e hanno rivelato insieme lo Spirito come colui che dà la vita, non solo per la fertilità di avere figli, ma per la fecondità di appassionare altri ad una proposta di vita da assumere, da esercitare, da proporre attorno, perché cresca sempre più. Insomma, ci hanno indicato un percorso di vita che noi ora dobbiamo continuare su questo piccolo angolo di mondo, perché anche questa realtà cresca e dia a tanti una opportunità in più di vivere il grande amore che Dio propone, che Dio fa vivere a noi come segno, perché segni anche altri. Raccogliamo allora questa eredità da Ambrogio e dalla sua Maria Luisa, perché, anche sparendo fisicamente, non sparisca affatto quello Spirito che ci ha animati, che ci anima e che ci continuerà ad animare, come la sola risorsa che può rendere più umano il nostro vivere, facendolo conforme al vivere di Dio.

 Ringraziamo Ambrogio per la sua testimonianza, assumendo soprattutto quello Spirito e quei modi che permettono al Movimento di svilupparsi a edificazione di tante coppie, a edificazione della Chiesa, a edificazione del Regno di Dio in questo nostro mondo.  

 Don Ivano Colombo,   Consigliere spirituale  équipe  del settore Val San Martino.