LETTERA 179 LUGLIO - AGOSTO 2014
Editoriale:
DATEVI DA FARE PER IL CIBO CHE RIMANE PER LA VITA ETERNA
Autore:
Lucia e Nino Taormina - Responsabili Regione Sud Ovest
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Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione,
lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.
Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: "Non ardeva forse in noi il nostro cuore
mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?".
Luca, 24
Nel nostro mondo globalizzato, lo sviluppo tecnologico ed economico inteso come forza motrice capace di tirare i carrelli dello sviluppo sociale ed umano, ha generato più che i benefici che promette sotto forma di elevati livelli di vita, un deterioramento serio nella qualità stessa della vita, un sottosviluppo umano e morale, generando altrettanti problemi come li risolve. L’individualismo, uno dei successi grandi della civilizzazione occidentale, ora è accompagnato sempre di più da fenomeni come la frammentazione, la solitudine, l’egocentrismo e la disintegrazione della solidarietà. Si aggiungono nella società "liquida" precarietà, crisi della relazione, cultura del provvisorio che coinvolgono se non travolgono le famiglie, le coppie. Sempre più presente, attuale si pone l’interrogativo di Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna".
Come Pietro capiamo che le parole del Maestro sono diverse da quelle degli altri maestri. Le parole di Gesù sono spirito e vita perché vengono dal Cielo: una luce che scende dall'Alto ed ha la potenza dell’Alto. Le sue parole possiedono uno spessore ed una profondità che le altre parole non hanno, siano esse di filosofi, di politici, di poeti. Sono "parole di vita eterna" perché contengono, esprimono, comunicano la pienezza di quella vita che non ha fine, perché è la vita stessa di Dio. Questo miracolo si verifica nella nostra coppia quando fondiamo la nostra vita su Cristo e la preghiera diventa presenza del Signore in noi. Ciò non avviene solo nei brevi momenti in cui materialmente siamo vicini e preghiamo sia a Messa la domenica, che recitando salmi e formule quotidiane ma si esprime anche con l’attenzione e la cura che ciascuno ha dell’altro. Il fare assieme le cose attualmente per il nostro servizio di coppia responsabile di Regione e per tutto quello che rientra nella vita quotidiana della coppia (figli, casa, salute, ecc.) è preghiera essa stessa, se ciò serve alla nostra edificazione. Il Dovere di sedersi che capita più spesso perché solitamente avviene prima dei nostri incontri in équipe, è luogo teologale in cui verifichiamo, guardando a noi stessi, se il Signore a casa nostra è presente ed è come diceva Padre Caffarel, "il primo ad essere servito". La vita non è mai routine se la vivi intensamente e attribuisci significati nuovi a cose vecchie e ripetute. La routine è nell'anima se è spenta e si nutre di ricordi anziché di passioni e di sogni. Così verifichiamo che nella nostra coppia, la comprensione negli anni si è accresciuta, è vivace quando si incontrano/scontrano le nostre diversità, perché un sorriso accennato sgombra le nuvole ed il cielo ritorna di nuovo terso.
Gesù ci ricorda, nell'episodio delle tentazioni, che non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio e Gesù è la Parola uscita dalla bocca del Padre. La Parola che possiamo ascoltare, celebrare e contemplare, poiché il Verbo della Vita si è fatto carne, si è resa visibile. Siamo dunque chiamati a cercare il Vero Cibo, a partire proprio dall'esperienza di ciò che non dà pienezza ai nostri cuori, mettendoci così sulle tracce di Dio, sapendo che dall'incontro con la Persona di Cri-sto, Parola di Dio presente in mezzo a noi, non può che scaturire la gioia (Benedetto XVI, Esortazione apostolica Verbum Domini). Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, un incontro che genera un desiderio fatto preghiera, al pari di quella della samaritana, un incontro in cui la coscienza è risvegliata nelle sue radici più profonde. “Gli affamati di senso, incontrati dal Pane che dà senso, diventano pane donato alla tavola della vita trovando in questo senso pieno.” (Giancarlo Bruni, Comunità di Bose). Le solite cose di ogni giorno, il quotidiano che se pensi che non è poi così scontato, lo vivi bene, intensamente, aprendoti e lasciando entrare l’altro, “chiunque e qualunque cosa esso sia: lasciarsi impastare di cose, di mondo, di reale, fatti parte noi stessi di questo fiume di vita che ci convoglia. Se non esiste questa disposizione all’accoglienza universale, è poi difficile aprire una finestra per fare entrare Dio.” (Adriana Zarri, teologa). Tutto, invece, il nostro essere deve farsi finestra, apertura, accoglienza, come un “Signore, dacci sempre questo pane” (Gv 6,34), la tua amicizia (Gv 15,14-15), le tue parole di vita eterna (Gv 6,68), te stesso. Sorge, pertanto, dal cuore una preghiera di lode e di ringraziamento per le bellezze del creato attraverso cui Dio si rivela, per la felicità che nel nostro cuore risiede quando pregando ci abbandoniamo a Lui "comu un nutricu 'mrazza a la so matri", come un neonato nelle braccia della mamma, sicuri del suo amore, forti della sua protezione. Pregando si apre la porta del nostro cuore, si arricchisce dell’amore di-vino e della gioia offerta, donata, si orienta e dà senso alla vita quotidiana mettendo in pratica ogni sua volontà.
Campagni e ciuri virinu l’occhi mia,
muntagni e celu e casi e mari e suli
quantu si granni quantu si putenti
Patri di la natura e di la vitami sentu rintra felicità’nfinita
comu un nutricu 'mrazza a la so matri
mi mettu poi a priari lu Signuri
pi ringraziallu di lu granni amuri
priu e si grapi la porta di lu cori
priu e si inchi d’amuri l’arma mia.