Lettera

LETTERA 228 - MAGGIO 2024-GIUGNO 2024

Editoriale:

Questione di… prospettive -“Solo quel che arde diviene cenere. Sacra è la cenere” (P. Lagerkvist)

Autore:

di Stefania e Luca Simoni CRR NOB -Équipe Italia.

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A noi questa cenere piace, tanto che abbiamo scelto di lavorarci insieme tutti i giorni in casa e al lavoro. Le nostre mani hanno spesso questo color grigio cenerino: a Stefania a scuola vengono affidati quotidianamente mucchietti di cenere, di storie difficili, di mondi inesplorabili che proprio da lì devono ripartire per diventare uomini e donne di speranza. Luca tocca cenere che scotta ancora: vite che troppo hanno conosciuto, si sono bruciate e nessuno le vuole rivedere ardere di umanità. Cenere che racconta di fallimenti, di un vorrei essere qualcuno che non sono più, che però allo stesso tempo dimentica di essere stata brace scoppiettante, ricca di calore, capace perché creata.

“Se sarete quello che dovrete essere, metterete a fuoco tutto il mondo” aveva detto anche a noi, giovani fidanzati, San Giovanni Paolo II durante la veglia della GMG del 20 agosto di ventitrè anni fa a Tor Vergata. 

Se…: un punto di partenza così libero, così fragile, così fiducioso, così paziente, un linguaggio di un Creatore che agisce in piena nostra libertà, che ama la libertà delle sue creature, una creazione ex amore (GS 19), frutto della libertà e dell’amore che è Dio stesso, che cerca spazi pieni di trasformazione. 

Stiamo scrivendo questo nostro editoriale proprio nel periodo che ci avvicina alla Pasqua e ancora una volta siamo ripartiti dalla cenere. Pensiamo che “... le ceneri sul capo delle persone siano come una inclusione battesimale. Le ceneri sono semplici. Sono la semplificazione finale  delle cose. Nel ritmo naturale di un tempo, le ceneri del focolare di casa dei contadini venivano restituite alla natura in primavera sparse sui campi, lungo i filari delle viti, nell'orto, per rendere la terra più fertile, per darle nuova energia. Allora, sul capo del fedele, hanno questo significato lontano, legato alla verità della natura, alla verità del senso, alla verità delle cose. Non tanto: 'ricordati che devi morire' ma 'ricordati che devi essere semplice e fecondo’. Le ceneri sono ciò che rimane quando non rimane più niente, sono il minimo, il quasi niente. Ma da qui si può e si deve ripartire. C'è un’economia della piccolezza nella Bibbia, l'economia della povertà. Davanti a Dio non c'è niente di meglio che essere così. Diceva Simone Weil: essere niente come l'aria davanti al sole, pura trasparenza. Ecco, le ceneri sono questo niente per non fermarci, farci ripartire.” (E. Ronchi, Vatican news, 17 febbraio 2021).

A volte basta un soffio, un niente perché questa cenere ridiventi brace. A volte è un vento che «soffia dove vuole, senti il suo sibilo, ma non sai donde viene e dove va» (Gv 3,8), modella «Dio fece l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente» (Gen 2,8), smuove, sveglia: “Lo Spirito Santo del Signore che anima l’uomo, scompiglia senza posa gli orizzonti dove la sua intelligenza ama trovare le proprie sicurezze e sposta i limiti dove vorrebbe chiudere volentieri la sua azione”. (Paolo VI «Octogesima adveniens» n. 37); spinge al rischio, alla novità, modella ogni cosa; «piega ciò che è rigido, drizza ciò che è storto», recita la sequenza allo Spirito Santo, antica preghiera,  che tante volte introduce ai nostri incontri in équipe (https://www.youtube.com/watch?v=2Td4IrR6gcI). 

Il Vento è movimento. Sconvolge le vecchie abitudini, fa voltare pagina, dà slancio. 

Il vento è poesia. Il “vento di Dio” all’inizio si librava sulla creazione che stava nascendo (Gen 1,2) per darle il benvenuto. È il soffio creatore che aleggia sulle acque e plasma il capolavoro assoluto che è l’universo intero: è lo Spirito che racconta se stesso.

Il vento soffia anche sui mucchietti di cenere che ci sono stati affidati: li sveglia, li culla, li sconvolge, li avvicina, li allontana, ci rende docili alla Sua azione e risveglia la brace. Ci siamo allenati con il dovere di sedersi, ci siamo “ospitati ospitando”, ci siamo messi in ascolto della cenere sacra nella preghiera. Siamo spettatori di miracoli. E solo così la prospettiva cambia.