LETTERA 224 - LUGLIO 2023-SETTEMBRE 2023
Editoriale:
Siamo persone dei desideri o del Desiderio?
Autore:
Giovanna e Giorgio Cattaneo - Coppia Responsabile Regione Nord Est A
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La vita procede sulla spinta dei nostri desideri. Sono questi che rendono la nostra vita viva in continuo movimento. L’esistenza senza desideri è, in qualche modo, ferma, inanimata, non è vita piena. Ma noi siamo persone dei desideri o del Desiderio?
Ti sei mai guardato dentro?
Ti sei mai chiesto del tuo desiderio profondo?
La nostalgia che si nasconde dentro te,
Che cosa ti abita?
Questa frase di una canzone di Simone Cristicchi, ci ha fatto riflettere sulle domande che pone con semplicità ma che ci interpellano nel nostro intimo. Qual è il nostro desiderio profondo? Da cosa siamo abitati? Forse siamo abitati da desideri che generano sempre insoddisfazione, che ci portano a consumare la vita nel cercare di raggiungere quel traguardo, quell’obiettivo che una volta conquistato ne rilancia un altro e così via.
Forse che desiderare vuol dire vivere sempre nell’inquietudine, senza pace, in una frustrazione continua? Certamente il desiderio genera una condizione di “tensione”, intesa come un protendere verso, un aspirare a qualcosa. Questo è positivo, quando viviamo nella consapevolezza di essere in cammino per realizzare un progetto al quale Dio ci chiede di aderire, di partecipare alla sua realizzazione e non diventa ricerca spasmodica e incontrollata di un qualcosa che non raggiungeremo mai.
La vita di coppia è esposta al rischio di uno spegnimento dei desideri; il vivere la quotidianità con tutti i suoi limiti, la routine della realtà, smorza la “magia”, la bellezza di quel desiderio più profondo che ha animato l’inizio del cammino insieme. Scambiamo il desiderio con la soddisfazione dei nostri bisogni, pur legittima, comprensibile e auspicabile e ci accontentiamo di non “vedere oltre”. Il perderci nella ricerca della risposta a questi “piccoli” desideri, ci porta a ridurre sempre di più ciò a cui puntare.
Vedere oltre però non vuol dire guardare chissà dove, ma riuscire a vedere la realtà di tutti i giorni con una visione sempre nuova, aprire gli occhi e il cuore su ciò che viviamo, su chi abbiamo accanto e riconoscere che in questa realtà si realizza il nostro Desiderio.
Di Sant’Agostino ricordiamo una frase in particolare: “La felicità dell’uomo sta nel desiderare quello che si ha”. Può sembrare una contraddizione, ma è una profonda verità che si realizza anche nella nostra vita di coppia se arriviamo alla consapevolezza che l’altro, “oggetto” del nostro amore e desiderio, è unico, esclusivo e può regalarci sempre, anche dentro e nonostante i propri limiti personali, dei momenti, delle situazioni e delle esperienze inattese, inaspettate, sempre nuove. Viviamo un senso di delusione nel nostro rapporto di coniugi quando non siamo più oggetto del desiderio dell’altro, quando sentiamo di non essere più attesi. Ci sentiamo invece soddisfatti, esauditi, appagati, quando siamo riconosciuti, accettati e compresi anche attraverso semplici gesti e parole accoglienti.
Ma come nutrire il nostro desiderio più profondo?
La liturgia del tempo pasquale ci aiuta a porre attenzione a Gesù come uomo del Desiderio. “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione…”e in un’altra traduzione “Ho desiderato grandemente mangiare questa Pasqua con voi, prima di patire…” (Lc. 22, 15).
Gesù a tavola con i suoi discepoli si apre, si manifesta, li fa partecipi del suo desiderio più profondo, quello che gli brucia in cuore. È il desiderio di donarsi completamente, fino in fondo, gratuitamente e incondizionatamente a tutti. È’ il desiderio che arrivi a noi, attraverso di Lui, l’amore di Dio capace di trasformare la nostra vita e di renderla bella, felice, dignitosa, degna di essere vissuta in qualsiasi situazione perché è con noi quando attraversiamo le “burrasche”, i momenti difficili della vita.
Anche noi siamo chiamati a questa tavola, a tutti Gesù manifesta questo suo desiderio ardente di darsi e di stare con noi per sempre. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.”
È attraverso questo Dio che si fa carne con noi, assume le nostre fragilità, i nostri limiti, le nostre emozioni, la nostra umanità che possiamo realizzare il desiderio di felicità e di sentirci persone libere e vive e “traboccare” di amore unico e totale, dopo essere stati riempiti da Lui, come dei vasi comunicanti.
Affidiamoci sempre di più a Lui per realizzare il nostro Desiderio di felicità. Perché non c’è un desiderio che Dio mette nel cuore che non abbia risposta.