“Meraviglioso amore mio
Meraviglioso come un quadro che ha dipinto Dio
Con dentro il nostro nome..
Bisogna averne cura
Stringiti forte su di me
Così non ho paura mai” (Arisa, Meraviglioso amore mio)
Cominciamo tutti così? Con la convinzione che il nostro amore sia luminoso come la creazione, riservato a noi due e che basterà a se stesso per rimanere forte e duraturo? Non ci capiterà come agli altri, in difficoltà a capirsi e ad apprezzarsi? Ci riconosciamo nel fariseo che nella sua preghiera si pensava diverso dagli ”altri”.
Poi, la vita diventa reale: ogni giorno la gioia è sempre mescolata alle difficoltà e alle possibilità di cambiamenti, anche negativi. Prendiamo un po’ alla volta coscienza di noi stessi e della nostra coppia, e gli uni e gli altri non sono quelli del nostro sogno, ma devono diventare quelli del nostro progetto. L’inizio della nostra coppia è piena di momenti anche dolorosi (vi è familiare la sensazione della bolla di sapone che scoppia in mille lacrime?), innanzitutto nel tentativo di armonizzare molte differenze di carattere e di cultura familiare; poi la gioia immensa dei figli, ma con quanta fatica. Avevamo immaginato che essere genitori fosse un bel vestito da indossare. E se non era ancora il momento? Qualcuno ricorda di avere pianto? Di essersi stretto all’altro per cercare il coraggio e il senso? La certezza di non essere in grado? O, al contrario, il dolore dell’assenza, per altri, è stato meno straziante?
Ci pare che siano le parole del Vangelo a illuminare certi momenti:“ Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo.. dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato "(Lc. 18,13).
Un po’ alla volta si diventa interamente adulti e coppia, sempre in movimento e in costruzione; il progetto richiede continui confronti e aggiustamenti: scegliere di essere coppia, cristiana in aggiunta, ci mette di fronte non solo alla possibilità, ma alla modalità certa di affrontare dei limiti. Sappiamo che anche Gesù è stato tentato nel deserto, ma quanto ci sorprendono le parole usate: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”(Mt 4,1-11). Parte di queste tentazioni - sorpresa!- sono i nostri egoismi, che l’aver scelto il “per sempre” del Matrimonio ci costringe ad affrontare, unico modo per rimanere fedeli alla promessa, ma anche strada che il Sacramento ci aiuta a percorrere. La vita in coppia ci fa fare esperienza di quella complementarietà che è completamento, arricchimento, superamento dei limiti personali, plusvalore. Non avremmo mai messo la capacità di litigare tra le abilità da acquisire per far crescere la coppia, ma abbiamo imparato che ci sono sentimenti potenti che possono fare molto male e, una volta preso il coraggio di condividerli, diventano oggetto di perdono e di cura tra noi due. Il passo successivo per la nostra coppia sarà il dovere di sedersi, perché sentiamo vere queste parole: “Se dovrai attraversare le acque, sarò con te. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, e io ti amo” (Is.43,1;4).
Bene facciamo progetti
per questa nostra vita
Che ha tanti difetti
ma a volte va in salita
Ma in due la fatica diventa circostanza
Non è razionale non lo puoi spiegare
Tremano le gambe
Mentre grida il cuore
La coppia e la famiglia, d’altra parte, vivono di relazioni interne e col resto del mondo; così facciamo esperienza di lavoro, di scuola, di parrocchia, di équipe, di vita reale insomma. Tutto questo a volte ci aiuta e a volte ci ostacola. Forse uno dei problemi più sentiti e inaspettati dalle coppie come la nostra riguarda i figli adulti che non hanno fatto scelte di vita cristiana. Le domande pesano sul nostro cuore: non siamo stati buoni testimoni? Non abbiamo proposto le esperienze giuste? Sono stati sfortunati nei loro incontri? Sono dei tiepidi?
Possiamo prenderlo come un insuccesso clamoroso oppure credere alle parole di Isaia: “fa' tornare i miei figli da lontano e le mie figlie dall'estremità della terra, quelli che portano il mio nome e che per la mia gloria ho creato e plasmato e anche formato"(43,6-7). I nostri figli sono delle promesse, quelle figure che Gesù incontrava e mandava nel mondo dicendo “Va’, la tua fede ti ha salvato”. Oppure sono i semi che chi semina non raccoglierà.
A proposito del non vedere il raccolto, un limite del quale si fa esperienza - non superamento - un po’ alla volta è la morte. Col passare degli anni diventa sempre più presente, ti giunge vicina negli affetti; forse per questo S. Francesco la chiamava Sorella Morte. Si sa, la famiglia non si sceglie. Oltre a questo possiamo dire poco in proposito, se non raccontare l’esperienza che in questi momenti la preghiera condivisa, quella che diventa intimità per la coppia e per chi prega insieme, è un aiuto grandissimo, dà consolazione e serenità e crediamo che ci aiuti ad alzare lo sguardo al “Per Sempre” più grande.