Nel percorso che ci ha visto, come movimento END in Italia, riflettere sui vari aspetti dell’essere “in ascolto di …”, non vi nascondiamo che abbiamo provato una strana sensazione quando ci è stato chiesto di scrivere l’editoriale della Lettera END che ha come tema l’ascolto del magistero della Chiesa.
Perché, soprattutto per noi che stiamo vivendo il cammino della Chiesa dagli ultimi decenni del secolo scorso, c’è sempre il rischio di scivolare nella percezione di un’“istituzione” dispensatrice di “regole” che i fedeli possono accettare più che capire.
Ma poi i nostri pensieri hanno ripercorso la ricchezza che l’insegnamento della Chiesa ha portato nelle nostre vite, a partire dal Concilio Vaticano II le cui novità illuminanti abbiamo cominciato a respirare da adolescenti, quando ne parlavamo nei campi scuola estivi della nostra diocesi. Fino ad arrivare al magistero di Papa Francesco, che ha portato nei suoi pronunciamenti il compimento di tante attese che avevamo maturato nel nostro percorso di coppia cristiana (e coppia END) rendendole armoniche con il pensiero della Chiesa, mettendo ordine al turbinio di sensazioni che animavano la nostra voglia di vedere sotto una nuova luce la strada verso la santità in coppia.
E l’ascolto del magistero per noi prende una luce particolare se mettiamo a fuoco le innumerevoli volte in cui è entrato nella nostra vita attraverso persone straordinarie, mai perfette, che ci hanno portato la voce della Chiesa attraverso l’amicizia, la disponibilità, l’amore gratuito. Stiamo parlando di quei sacerdoti che per noi hanno tradotto in “vita” l’insegnamento del magistero, facendoci percepire nel concreto l’annuncio della salvezza. Padre Caffarel vedeva come aspetto fondante del carisma delle END “l’alleanza del sacerdozio che rappresenta la Chiesa, il pensiero della Chiesa, e delle coppie che portano le loro ricchezze, i loro bisogni, le loro domande; la necessità del dialogo perché l’insegnamento della Chiesa non sia slegato dalle realtà concrete, ma possa rispondere non soltanto ai bisogni, ma alle aspirazioni delle coppie. Lungo tutta la vita delle équipes abbiamo tenuto molto a questo “matrimonio” di questi due sacramenti.” (Padre H. Caffarel - Chantilly – 3 maggio 1987)
A noi piace pensare che, come cristiani e come coppie cristiane, non siamo soggetti passivi, semplici destinatari degli insegnamenti della Chiesa, ma siamo parte attiva nello sviluppo di questo patrimonio di fede alimentato nei secoli e della sua traduzione in vita vissuta perché la testimonianza e la condivisione diventino la strada per far giungere a tutti l’annuncio della buona novella.
Anche attraverso l’esperienza nel movimento END abbiamo potuto percepire come il magistero della Chiesa ci aiuti a rileggere la nostra storia alla luce della Parola, ci aiuti a comprendere che la nostra vita non è una relazione a due, tra noi e Dio, ma richiede un confronto per capire se la nostra relazione con Dio è capace di diventare visibile e vivibile anche per gli altri. E proprio il movimento END lo pensiamo inserito in questa dimensione del magistero, lo sentiamo come strumento offerto a noi per coltivare l’ascolto della Parola di Dio e della nostra storia, per poter dare una mano a Dio a permettere a tutti di “ascoltare” il suo Amore attraverso l’amore che noi sapremo testimoniare.
Se è vero che il magistero della Chiesa si esprime attraverso il Papa e i Vescovi, pensiamo sia altrettanto vero che per permettere a questi insegnamenti di diventare qualcosa che arriva al cuore degli uomini c’è bisogno di tutti noi che siamo Chiesa. E c’è bisogno soprattutto di una Chiesa che si faccia “ospedale da campo” come ci chiede Papa Francesco: “Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso”.
E per curarle occorre capire dove sono queste ferite. Occorre riprendere proprio il tema dell’”ascolto” come strumento indispensabile per accogliere e orientare la cura verso i fratelli.
Ancora Papa Francesco ci ricorda che “Anche nella Chiesa c’è tanto bisogno di ascoltare e di ascoltarci. È il dono più prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri. Noi cristiani dimentichiamo che il servizio dell’ascolto ci è stato affidato da Colui che è l’uditore per eccellenza, alla cui opera siamo chiamati a partecipare”.