LETTERA 205 - OTTOBRE-NOVEMBRE 2019
Editoriale:
“… Gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”
Autore:
Luca e Anna Sassetti - Responsabili regione NOB
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Nel leggere queste parole e lasciare che accompagnassero la nostra quotidianità ad Anna è riaffiorato alla memoria un ricordo di quando era bambina. “Insieme a mio fratello, trascorrevamo le vacanze estive in campagna con la nonna e ad una zia. Il giorno più entusiasmante ed atteso della settimana era la domenica quando papà e mamma venivano a passare la giornata con noi. Già dal mattino presto ci appostavamo sul poggiolo in attesa di individuare sulla strada la 128 blu dei nostri genitori. Spesso li attendevamo per diverse ore, poiché la maggior parte delle volte arrivavano per pranzo, ma quell’attesa aumentava la nostra gioia e rendeva più veloce lo scatto che ci faceva precipitare in strada per accoglierli ed abbracciarli ancora prima che avessero terminato di parcheggiare l’auto”.
Non c’erano pensieri, giochi, litigi tra noi, e quel tempo era completamente assorbito dalla prospettiva di ritrovarsi tra le braccia di papà e mamma. Ripensando a quella sensazione, a quei sentimenti, agli occhi che scrutavano impazienti la strada ed alla corsa verso la macchina, ci sembra che quel “gli corse incontro” possa trovare in questa esperienza un piccolo esempio perché i sentimenti erano genuini, autentici e soprattutto espressione di un “voler bene” grande.
Le relazioni interpersonali sono la vera ricchezza della nostra vita: il cammino che stiamo facendo insieme come sposi, il legame che riusciamo a tessere con i nostri figli e che rinnoviamo, riscoprendo nuovi equilibri, con i nostri genitori, l’affetto che ci lega agli amici ed in equipe, la conoscenza con tante nuove coppie, straordinario privilegio del servizio che stiamo svolgendo, il rapporto serio ed onesto che si cerca di creare sul lavoro, la cura che proviamo ad avere per i nostri tanti vicini di casa ormai molto anziani, l’attenzione a chi ci avvicina chiedendo di farci prossimi, sono ciò che dà veramente valore alle nostre esistenze ma spesso diventa anche occasione di fatica e dispiacere.
In queste settimane in cui abbiamo riflettuto su questa Parola ci siamo resi conto di come, quando le nostre relazioni attraversano momenti difficili, immediatamente lo spazio tra noi e l’altro si riempie di sentimenti negativi, di dolore, frustrazione, preoccupazione, che come massi ingombranti ci impediscono di vedere la strada su cui l’altro potrebbe tornare e ci rendono decisamente impossibile il corrergli incontro.
Il Padre, nell’accettare le richieste del figlio, nel lasciarlo partire, nell’attendere il suo ritorno ha sgombrato lo spazio che li separava, il suo Amore è l’unico sentimento che illumina quel percorso.
Stiamo attraversando un periodo un po’ faticoso con i nostri figli. Stanno cercando, per vie tortuose e complicate la loro strada e noi proviamo ad accettare certe loro decisioni che non comprendiamo; chiediamo loro almeno di fare scelte ponderate ma la condivisione tra noi e loro non sempre è facile. “C’è un tempo del melo accidioso che neanche un frutto ti porge; e un tempo di mandorlo in fiore, profezia di letizia al tuo cuore. Sempre è tempo di amore …”, queste parole di Maria Pia Giudici ci sembrano esprimano in parte ciò che proviamo; è così facile che, in questi momenti faticosi, lo spazio tra noi si riempia di incertezza, ansia, rammarico, senso di tradimento, percezione di non essere stati bravi, aspettative deluse. Subito ingombriamo il campo di noi stessi ma il Padre ci insegna che “sempre è tempo d’amore”.
Nelle relazioni, anche nei momenti difficili, si ha la possibilità di scoprire se stessi andando a fondo della nostra interiorità, e di scoprire l’altro e l’ALTRO che ci insegna a farci piccoli, (Padre Vannucci diceva “Misericordia è non reagire alle offese non perché non colpiscono la sensibilità ma perché tu diventi così piccolo da non essere centrato da nessun colpo”) ci aiuta a comprendere il valore del tempo, del discernimento, dell’ascolto, del dare valore a chi è diverso da noi ed alla sua libertà.
Dio ci corre incontro quando lasciamo la porta aperta, quando non giudichiamo ma ci affacciamo ad una finestra scrutando l’orizzonte.
Dio ci abbraccia quando riusciamo a condividere le gioie ed i dolori, liberando lo spazio tra di noi, senza parole, con sguardi, silenzi ed ascolto, magari anche con il pianto insieme.
Dio ci bacia quando in coppia, con i figli, con i genitori, con gli amici, anche con l’estraneo sappiamo dare amore profondo, vero, autentico! “Gesù è il bacio di Dio sulla terra” dice don Gigi Verdi!!!
Allora finalmente ci sentiamo a casa, Figli e non servi né ospiti, quando riusciamo a comprendere la pedagogia del Padre! Perché come dice Nouwen siamo chiamati a far crescere entrambi i figli, il più giovane ed il maggiore che sono in noi, fino alla maturità del Padre misericordioso.
La scorsa settimana in Alto Adige ad una mostra dell’artigianato locale ci siamo imbattuti in una scultura in legno a grandezza naturale che ritraeva l’abbraccio tra il Padre ed il figlio. Le due figure erano ancora grezze, non levigate ma comunicavano un profondo senso di pace, avevano entrambi gli occhi chiusi; gli occhi del Padre, dopo aver tanto scrutato la strada ed accarezzato una lontananza, sembravano riposarsi nell’abbraccio, chiusi, per gustare col tatto quel figlio tanto atteso, ed il figlio posava il capo piegato sulla spalla del Padre come chi si sente finalmente a casa ed ha ritrovato il desiderio di restare.
Niente si frappone tra loro. “La verità è ciò che arde. La verità non è tanto nelle parole, ma negli occhi, nelle mani, nel silenzio. La verità sono occhi e mani che ardono in silenzio” (Christian Bobin).
Con i suoi occhi e le sue mani, Dio ci mostra la verità di ogni relazione genuina.
L’amore del Padre ci insegna a correre incontro, ad abbracciare ed a baciare l’altro, ed anche a non scappare quando l’altro corre verso di noi, ci butta le braccia al collo e ci bacia! Ci indica come sgombrare il terreno per poter correre davvero e, togliendo pian piano ogni masso sulla via che ci separa, ritrovarci a casa rendendoci conto che “la vita è l’unico spazio che abbiamo per poter accogliere, per poter amare” (Antonietta Potente).