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LETTERA 203 - MAGGIO-GIUGNO 2019

Editoriale:

PARTIRE PER UN PAESE LONTANO

Autore:

Rosaria e Andrea Cozzolino - Coppia responsabile Regione Sud Ovest

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"Il figlio partì per un paese lontano
e lì dissipò i suoi beni,
facendo una vita dissoluta" (LC. 15,13)

Partire per un paese lontano in questo brano evangelico non sembra essere la sofferenza di chi per scelta o per cercare un lavoro, spinto da necessità economiche, debba lasciare la sua casa d’origine con tutte le sue sicurezze, i suoi profumi, i suoi odori familiari, bensì la stoltezza di chi pensa che da soli si possa camminare serenamente per strade che conducono alla felicità.

Quanti “paesi lontani” nelle nostre vite, anche a mezzo metro o a cinque minuti di distanza.
Anche il divano di casa ben imbottito, fresco d’estate e caldo d’inverno, può diventare un paese lontano.

“Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù. Non da soli. Pregando, lottando, soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie” scriveva un caro e rimpianto cercatore di Dio, don Tonino Bello.
Oggi invece l’individualismo dilagante, dove conta solo “ciò che serve a me, ciò che fa bene a me” o “ciò che serve a noi, ciò che fa bene a noi”, mina i cammini di solidarietà, di fraternità, di comunione.
Anche le nostre relazioni significative, la vita di tanti innamorati, di tante coppie cristiane e non, a tratti assaporano queste chiusure, individuali o di coppia. Chiusure che solo nell’immediato ed apparentemente sembrano dare felicità.

Abbiamo bisogno di un Padre, di riferimenti chiari a cui ispirarci senza seguire le logiche del “mi va e non mi va”.
Per non sperperare la nostra eredità, le nostre capacità, i nostri carismi sono necessarie la sofferenza di saper attendere, la tenacia di saper trascinare, la pazienza di saper incoraggiare.
La casa del Padre è la casa delle regole che una volta comprese possono essere tranquillamente superate.
La casa del Padre è lo spazio dell’amore che si dilata, accoglie, soffre, cresce, fa danzare e mangiare bene. Dove le vesti non mancano per nessuno, vestiti belli che ridonano dignità ad ogni figlio.
Come coppia siamo in un paese lontano quando evitiamo il confronto, quando chiudiamo a più mandate la porta della nostra casa, quando dimentichiamo da dove veniamo e non sappiamo dove siamo diretti.
Come il figlio più giovane usiamo con prepotenza i doni personali e di coppia ricevuti dalla vita, anzi li sprechiamo, li dissipiamo, li sperperiamo senza pensare che potremmo finire anche noi a mangiare carrube insieme agli animali.
Dissipare non è spendere per un fine o uno scopo ma cercare quell’applauso che serve solo sul palcoscenico di questo mondo, limitato nel tempo e nello spazio.

Alla domanda: « L'esperienza dell'amore è un ostacolo alla scoperta della fede, all'incontro con Dio o, al contrario, le offre un aiuto?» Padre Caffarel risponde immediatamente: « Può certamente, in certi casi e in certi aspetti, essere un ostacolo. Ma si dovrebbe avere una visione davvero pessimistica della vita e soprattutto del cristianesimo per vedere nell’amore soprattutto dei pericoli. Quando è vero, non intendo perfetto ma autentico, è un cammino verso Dio.»
(Henri CAFFAREL - L’Anneau d’Or)

Tutte le volte che ”non facciamo l’amore” la nostra vita si caratterizza di dissolutezza, non incontra Dio.
Gli sposi che “fanno l’amore” al supermercato sono quelli che non si caricano di superfluo.
Gli sposi che “fanno l’amore” in piazza sono quelli che non escludono nessuno.
Gli sposi che “fanno l’amore” sotto la luna sono quelli che sono certi che arriverà un alba nuova.
Gli sposi che “fanno l’amore” sotto il sole cocente sono quelli che conoscono il bruciore delle scottature.
Gli sposi che “fanno l’amore” anche in tram sono consapevoli di non dover sprecare il tempo.
Gli sposi che “fanno l’amore” sull’uscio di casa sono quelli pronti ad aprire la porta dell’accoglienza.
Gli sposi che “fanno l’amore”, e che si lasciano fare dall’amore, spenderanno tutto ciò che hanno senza dissolvere la loro ricchezza.

L’amore salva il mondo ma …
L'amore non è già fatto, si fa
Non è un vestito già confezionato,
ma stoffa da tagliare, preparare e cucire.
Non è un appartamento chiavi in mano,
ma una casa da concepire, costruire, conservare e, spesso, riparare.
Non è una vetta conquistata,
ma scalate appassionanti e cadute dolorose.
Non è un solido ancoraggio nel porto della felicità,
ma è un levar l'ancora, è un viaggio in pieno mare.
Non è un sì trionfale che si segna fra i sorrisi e gli applausi,
ma è una moltitudine di "sì" che punteggiano la vita,
tra una moltitudine di "no" che si cancellano strada facendo.
Non è l'apparizione improvvisa di una nuova vita,
perfetta fin dalla nascita,
ma sgorgare di sorgente e lungo tragitto di fiume
dai molteplici meandri, qualche volte in secca,
altre volte traboccante,
ma sempre in cammino verso il mare infinito.
Michel Quoist

Ci piace finire queste brevi considerazioni con questo invito di Papa Francesco:
“Non sotterrate i talenti! Scommettete su ideali grandi, quegli ideali che allargano il cuore, quegli ideali di servizio che renderanno fecondi i vostri talenti. La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente per noi stessi, ma ci è data perché la doniamo”.

Rosaria ed Andrea Cozzolino, Équipe Italia.