LETTERA 196 - DICEMBRE 2017 FEBBRAIO 2018
Editoriale:
DIO LO SI VEDE DI SPALLE
Autore:
Roberta e Massimo Levati - Responsabili Regione Nord Est A
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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: "13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale
perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere
gettato via e calpestato dalla gente.14 Voi siete la luce del mondo; non può restare
nascosta una città che sta sopra un monte, 15 né si accende una lampada per metterla
sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone
e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli."
Siamo da poco tornati dalla Sessione per CRS di Frascati e, nell’iniziare ufficialmente
tutte le attività del nuovo anno, ci doniamo un po’ di tempo per fare una sorta di
bilancio e far sedimentare tutta la ricchezza vissuta negli anni appena trascorsi.
Entrambi ci scopriamo stupiti per i tanti momenti in cui abbiamo sentito il nostro cuore
ardere. Sorridendo ci è venuta in mente una frase citata da Don Giuseppe Como, nostro
consigliere Spirituale di Regione: "Dio lo si vede di spalle" (riferita ad un episodio di Mosè,
nell’Esodo).
In effetti, la sensazione che reciprocamente ci raccontiamo, è proprio questa, quella di
rileggere a posteriori come, nella nostra vita, in tanti momenti, siamo stati alla presenza
del Risorto senza rendercene subito conto e in quei momenti ci è sembrato di vivere
pienamente, di sentire una gioia tangibile nel cuore, di sentirci parte di una buona
umanità in armonia con il Creato, di percepire il vero gusto delle cose e il grande
richiamo di un Amore Paterno che ci precede, ci invita a credere, a fidarci di Lui. Con
questo spirito, andiamo a leggere insieme il brano di Matteo 5 e subito ci balza agli
occhi il pronome personale usato da Gesù: VOI.
In questo VOI noi leggiamo un NOI, la nostra coppia che si allarga a relazioni con
altri per fare comunità, comunione. Sentiamo, di conseguenza, che ciascuno di noi può
essere sale e luce per gli altri solo se disposto a sciogliersi e spendersi nelle relazioni
con fiducia.
L’immagine del sale ci evoca proprio questa capacità di disperdersi nel cibo senza
volersi mantenere fermo nella propria solidità, senza calcoli né paura di perdere
qualcosa di sé, ma con lo slancio generoso di chi vuole “compromettersi” con gli altri
alimenti per esaltarne le loro caratteristiche e valore.
Sottolineando questo ci viene da pensare a quegli incontri, nella nostra vita, con chi ha
saputo starci accanto con questo stile, facendoci sentire guardati con uno sguardo
capace di vedere oltre, sguardo invitante a dare il meglio di noi stessi. Innanzitutto
l’uno guardato così dall’altra e viceversa, ma poi sguardi di chi ci ha incoraggiati a
percorrere nuove vie di speranza, rivelando a noi stessi caratteristiche e talenti da
mettere in circolo. Ci viene in mente una frase di Papa Francesco, che evidenzia che
essere cristiani nel mondo, essere sale della terra vuol dire davvero “generare processi
più che dominare spazi”. (A.L. 261)
Soffermandoci ancora sull’uso del sale, sorridiamo pensando che sempre, nei ricettari,
accanto alla parola sale, ci sono queste due letterine; q.b. Quanto Basta.
Alcune volte, presi dalla fretta o dalla distrazione, non abbiamo saputo dosare il sale,
rendendo la pietanza immangiabile. Quanto Basta….non c’è una dose quantificata
precisa, ma c’è un invito a esercitare una scelta sapiente, dettata dalla conoscenza della
ricetta, dall’osservazione degli ingredienti e dall’esperienza.
Questo ci fa pensare che per essere sale della terra, dobbiamo effettuare un
discernimento per metterci, con discrezione e senza protagonismi, accanto ai fratelli. Si
fa un buon uso del sale quando la pietanza è armonicamente gustosa; così il nostro
Quanto Basta deve saper vigilare sulla tentazione di prevaricare gli altri o di non
testimoniare la nostra fede, deve saper conoscere l’armonia dell’Unità a cui siamo
chiamati nel metterci in gioco, ascoltando la Parola di Dio e accogliendo con il cuore
le vite e le esperienze di chi incontriamo nel nostro cammino.
Il sale, poi, penetrando negli alimenti, contrasta il deterioramento e permette loro di
conservarsi.
Ci vengono in mente allora quelle persone che, nella sofferenza e nel deterioramento
della vita, dovuto a malattie, grandi lutti o tragedie familiari, hanno saputo conservare
la fede, ritrovando nella propria quotidianità i segni della presenza del Risorto e, non
negando il dolore umano, hanno continuato e continuano a spendersi nelle relazioni,
generando nuova fecondità di vita.
Tanti sono gli esempi a noi vicini, nella nostra città, nella nostra comunità pastorale,
ma anche nella nostra famiglia, pensando alla fede con cui i nostri nonni hanno vissuto
per anni la loro malattia. Essere sale allora vuol dire non fuggire dalla nostra quotidiana
umanità, ma abitarla fino in fondo, con la fede e la speranza di chi sa che il male non è
l’ultima parola, ma già nella vita terrena c’è la presenza del Risorto capace di far nuove
tutte le cose, che troveranno la loro pienezza nell’eternità.
Con questa consapevolezza ecco allora l’invito ad essere Luce, ad assumerci delle
responsabilità per portare questo sguardo di Resurrezione nel mondo, là dove c’è il
buio o confusione, ad essere schegge infuocate dell’Amore Trinitario di Dio per
superare l’isolamento e l’individualismo, scoprendoci comunità.
Continuando a fare questo “memoriale” nella nostra coppia, scorgiamo i volti di chi ci
ha amati e custoditi con perseveranza, partendo dalle nostre famiglie di origine, che
pur nelle fragilità, non si sono sottratte all’impegno di guidare i nostri passi.
Pensiamo alle coppie luminose di sposi, che con umiltà e semplicità abbiamo
incontrato nel nostro cammino di fidanzati, che con il loro esempio di vita
semplicemente vissuta ci hanno testimoniato che valeva la pena raccogliere la
scommessa d’amore di Dio sulla nostra coppia, quale bene non solo per noi, ma per il
mondo.
Infine guardiamo alle figure educative che ciascuno di noi ha incrociato sulla sua
strada, a chi ci ha trasmesso la passione per la cura dei più deboli, aiutandoci a
discernere anche una scelta professionale, a chi ci ha esposto alla bellezza della Parola,
invitandoci da giovani alla Scuola della Parola del Cardinal Martini, a chi ci ha
appassionato alla buona politica, nel senso della cura del bene comune, a chi non ci ha
fatto dormire tranquilli, punzecchiandoci sul senso di giustizia, solidarietà e consumo
etico, pensiamo ora a chi ci affianca nell’educazione dei nostri figli, prendendo a cuore
con creatività la cura della loro irripetibile unicità.
Allora, all’invito di Gesù, tutti insieme risponderemo: sì, noi abbiamo creduto e
continuiamo a credere all’amore che Dio ha per noi.
Sia questa la nostra speranza, capace di dare gusto e luce nuova alla vita.
Roberta e Massimo Levati
Responsabili Regione Nord Est B