LETTERA 190 - COPERTINA

LETTERA 190 - OTTOBRE NOVEMBRE 2016

Editoriale:

STRANA COSA LA FEDE

Autore:

Nicoletta e Andrea Zanieri - Responsabili Regione Centro

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Strano modo ha Dio per parlare agli uomini, per far comprendere il suo messaggio, il
suo disegno: eccoci chiamati a fare i conti con la realtà, in cui i cuori sono tormentati,
non inquieti; dove nasce dal profondo, un sentimento di rancore e odio, più che di pace
e accoglienza.
È la storia di oggi, che reclama la nostra attenzione.
Un nuovo, crudele attacco terroristico ci coglie impreparati; non siamo pronti ad eventi
come questi: ci troviamo a pensare alle persone coinvolte, come se fossimo noi a vivere
queste situazioni di "non pace", dove ci si arrende di fronte alla morte, non naturale,
violenta.
I mezzi di comunicazione si sono appropriati con facilità di notizie, di stati d’animo,
portando i lettori-ascoltatori a prendere una posizione, a giudicare i comportamenti di
chi si è trovato sul luogo e ha agito con razionalità o istintivamente.
Come parlare di pace, in questo mondo dove tira aria di ribellione, di accusa e di
ingiustizia?
La nostra vita, fatta di gesti semplici, porta a guardarci intorno, ad ascoltare, a mettere
in relazione i vari segni che si presentano davanti e noi e comprendiamo che il Signore
non smette un attimo di parlare di pace, anzi, invita ciascuno di noi a fare come Lui.
E così il canto dell’Alleluja domenicale ci accoglie con un invito potente:
"La pace di Cristo regni nei vostri cuori; la parola di Cristo abiti tra voi nella sua
ricchezza" (Col 3, 15°- 16° nella XIV del T.O.).
Ci rendiamo conto che molte volte parliamo di pace, ma non sempre ci riferiamo a
quella vera, dono di Dio Padre, manifestata e vissuta dal Signore Gesù: annunciata da
una moltitudine di angeli, che nella notte degli uomini, ha dettato le parole della
promessa: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama"
(Lc 2, 14); una pace rivolta a tutti, interiore, profonda.
Pace quale primo dono del Cristo Risorto: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me,
anche io mando voi" (Gv 20, 19); un sentimento che nasce dal cuore, un cammino
interiore fatto di comunicazione attenta, di comunione senza egoismi.
Anche noi, come gli apostoli nel Cenacolo, siamo confusi e impauriti davanti al
Signore, che si rende presente, nella nostra vita; tuttavia all’orizzonte si prospetta la
gioia, visibile, afferrabile perché avvolta nel respiro di Dio.
Questo essere "abitati" da Lui, ci fa vivere esperienze di inquietudine e amore, dove
accoglienza, misericordia, com-passione sono stili di vita da abbracciare con fiducia,
consapevoli di essere “profeti” nel mondo della Parola che salva.
Portatori di un prezioso seme nel cuore che non ci fa stare fermi, ma partire e andare
sempre verso gli altri, imbarcarci in imprese impossibili da pensare, se non avessimo
il Signore che cammina davanti a noi, quale stella polare in tanto disorientamento, sul
sentiero dell’amore, che passa dalla croce.
Come coppia, non dobbiamo illuderci di poter godere tranquillamente di una vita
pacifica, in nome del nostro rapporto "privilegiato" e ricco di grazia nel Sacramento
del Matrimonio.
Siamo operatori di pace, prima di tutto accogliendoci totalmente l’uno con l’altra,
attenti a comunicarci le emozioni, mettendo in dialogo le nostre diversità, con amore;
altrimenti la nostra vita di coppia potrebbe trasformarsi in una grigia accettazione di
compromessi, o, peggio, in una "falsa pace" che copre tormenti e risentimenti nascosti,
pronti ad essere comunicati all’altro nella prima occasione di conflitto o di sofferenza.
Essere "beati"; è l’invito a mettersi in piedi, a risollevarci, sempre pronti ad andare e
ad accogliere, fare memoria e ripartire, a non adagiarsi nelle cose facili, sedendoci in
un luogo sicuro col desiderio di rimanervi per sempre.
L’impegno a vivere nella "inquietudine della pace", ci porta ad essere attenti e vigilare
in ogni momento della vita: nella comunicazione con gli altri, nel saper accogliere,
nelle parole da dire, nelle espressioni del volto, nella gestualità del corpo.
Recentemente, abbiamo vissuto una relazione tormentata con i nostri parenti più vicini:
molte ombre da accogliere e vivere, il desiderio di rivedere la luce insieme, noi con
loro; vi confidiamo la difficoltà ad "alzarci in piedi" e tenere aperta la porta a chi non
ci vuol bene, il cammino lento di riappacificazione, la ricerca senza sosta di un luogo
di incontro, di amore parlato e comunicato, più con i gesti che con le parole. Qualcosa
da realizzarsi in due, come tanti dei nostri progetti accolti, anche con fatica, durante un
Dovere di Sedersi e in vari momenti, durante questi anni.
Riconciliati, abbiamo imparato che avere desiderio di pace, nel cuore, significa
accogliere pienamente l’insegnamento "rivoluzionario" di Gesù, dove il progettare
insieme, tende a coniugarsi con il richiamo del Vangelo:
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico:
amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre
vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere
sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne
avete? (Mt 5, 43-46). È facile odiare chi ci odia, ma se desideriamo vivere la pace, è
necessario andare oltre il nostro istinto, che reclama una giustizia superficiale,
potremmo dire "umana" e pensare come Dio, andando contro la nostra stessa natura,
amando chi non ci vuole bene, offrendo il perdono.
Siamo consapevoli della vocazione a cui siamo chiamati insieme, ad essere "immagine
e somiglianza di Dio", del Suo amore per gli uomini, nella nostra vita di tutti i giorni;
questo ci chiama ad una responsabilità che continuamente ci provoca.
Se desideriamo essere operatori di pace, occorre pensare di non averla in tasca;
abbiamo molto da lavorare per raggiungerla e perfezionarla, verificando continuamente
i nostri passi con la Parola di Dio, confrontandoci con il Suo progetto, imparando ad
esserGli fedeli.
Impresa impossibile se contiamo solo su noi stessi, ma lo Spirito Santo ci plasma nella
costruzione di quella magnifica realtà che è il "noi due" e il nostro essere "nel" e "per"
il mondo.
Uno Spirito gagliardo e vivace, che non ci fa essere "pacifici", ma capaci di portare
agitazione e inquietudine; pronti a dare il tutto di noi, anche verso coloro che ci
maltrattano, insultano e perseguitano, in una comunicazione che è "ossigeno" nella vita
di coppia; senza questa, cercata e desiderata, donata e accolta continuamente, sentiamo
incompleta la missione che il Signore ci ha affidato. La parola comunicata è
indispensabile, perché raggiunge e rivela il cuore. È attraverso la parola che noi due
possiamo far conoscere agli altri l’anima più profonda, dove c’è solo desiderio di pace.
L’augurio per una pace universale, che coinvolge tutti gli uomini che credono…
nell’amore, manifestato e vissuto indipendentemente dalla fede religiosa.
Concludiamo questa riflessione, iniziata con lo smarrimento causato da gesti di
terrore riportati dalla cronaca, con un forte segno di speranza: l’invito della comunità
islamica francese a vivere la messa domenicale, cattolici e musulmani insieme, in
seguito all’attentato nella chiesa di Rouen, ci fa comprendere che esistono sentieri di
fraternità da percorrere, che pregare per la pace è una meravigliosa possibilità per
tutti gli uomini… di buona volontà.

                                                                                             
                                                                                   Nicoletta e Andrea Zanieri                      
                                                                                 Responsabili Regione Centro