Lettera 173

LETTERA 173 MAGGIO - GIUGNO 2013

Editoriale:

CAMMINANDO SI APRE IL CAMMINO

Autore:

Raffaella e Massimo Mazzarelli - Coppia Responsabile della Regione Centro

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Camminando si apre il cammino“ La strada si scopre soltanto percorrendola. Guai a rimanere bloccati di fronte ad un crocicchio di vie e non decidersi mai a tentarne una. La rivelazione della strada avviene… lungo la strada. Non prima. La strada giusta la si scopre soltanto dopo che si è deciso, coraggiosamente, di uscire all’aperto e di partire in esplorazione. Certo si corrono dei rischi. Ma il rischio maggiore è quello di non correre rischi. E quando avremo percorso un bel tratto ci volteremo indietro, ma solo per un attimo: per valutare il tragitto, gli ostacoli superati, le cadute, le forze rimaste…Scopriremo di avere un panorama di fronte a noi, ma ci accorgeremo che solo proseguendo il cammino potremo giungere alla meta ancora nascosta ai nostri occhi”. Queste parole tratte da scritti di Arturo Paoli sono quelle che, risuonando nel nostro cuore, hanno guidato le nostre riflessioni. Siamo la coppia più “datata” di EI e in quanto tali ci riteniamo dei privilegiati: siamo riusciti a raggiungere la pensione e dopo una vita intensa fatta di obblighi e doveri, di appuntamenti e scadenze possiamo godere di un ritmo di tempo più dilatato per rielaborare esperienze, errori, incontri e relazioni facendo decantare il tutto nel tentativo di sintonizzarci col senso vero della vita e continuare il cammino in maniera sempre più autentica. Più di prima abbiamo bisogno di misurarci con il Vangelo attraverso le provocazioni e gli stimoli che ci provengono dalla ricerca comune e che ci aiutano a purificare la nostra stessa fede in Cristo.
Nel 1975, quando ci siamo sposati, uno dei canti che abbiamo scelto per la nostra Liturgia nuziale fu “Esci dalla tua terra”. Eravamo giovani, innamorati, consapevoli che il passo che stavamo compiendo era una risposta alla chiamata che il Signore ci faceva a metterci in cammino, a seguirlo su una strada ancora piena di incognite. Il cambiamento della nostra vita era radicale, ci allontanavamo dalle nostre famiglie e dai nostri luoghi di origine e andavamo a vivere in un posto dove non conoscevamo nessuno. La nostra forza era nella fiducia che avevamo l’uno nell’altra e nella certezza che il Signore ci avrebbe accompagnato e siamo partiti con entusiasmo per la nostra avventura. Abbiamo sempre pensato la vita a due come una vocazione, una chiamata a diventare sempre migliori insieme, ad attuare quel “sogno” di Dio su di noi che si sta dipanando negli anni.
Sicuramente determinante nella nostra vita è stata la scelta di aderire all’Equipe fin dall’inizio del nostro matrimonio: eravamo coscienti della nostra debolezza e dei limiti delle nostre forze nonostante la nostra buona volontà e avevamo una grande fiducia nella potenza dell’aiuto fraterno.
Nei volti, nelle parole dei  numerosi amici  che hanno condiviso con noi parte del loro cammino, nelle loro gioie e nei loro dolori abbiamo trovato la strada che ci ha avvicinato sempre di più a Dio e alla sua Verità. In questo difficile momento storico, in cui viviamo una crisi da tutti definita non solo economico-finanziaria, ma anche culturale ed etica, siamo sicuri che, così come è capitato tante volte nella nostra vita, la difficoltà può essere trasformata in opportunità. Continuiamo a sognare un mondo dove tutte le persone vengano valorizzate, dove sia riscoperta la bellezza della dignità  di ciascuno, il valore della relazione umana, il senso della fedeltà e della fecondità dell’amore, un mondo  dove le persone vengano valutate non per il loro conto in banca, per l’aspetto esteriore o per il quoziente intellettivo e vogliamo impegnarci per costruirlo. Le  sfide  che  dobbiamo affrontare  sono  tali  che spesso  anche  all’interno del  nostro  Movimento siamo  tentati  di  aspettare  direttive  dall’alto  che ci indichino la strada da intraprendere per la soluzione dei problemi. Sappiamo  in  Chi  confidare  per  uscire  fuori dalla  tempesta:  noi  coppie  dell’Équipe  abbiamo imparato  ad  affrontare le  difficoltà  fidandoci  di Gesù che ci ha promesso il suo sostegno.
Siamo  laici  maturi,  preparati e in continuo confronto  e  ascolto  della Parola;  quindi  possiamo e dobbiamo prenderci le nostre  responsabilità  in prima  persona,  senza  timore, per garantire  una voce qualificata e contribuire  così  a  rendere  più evangelica  e  trasparente la  testimonianza  della Chiesa di cui siamo parte e che amiamo.
In  questi  anni  in  EI  stiamo  facendo  un  serio discernimento  circa  le questioni urgenti, gli appelli,  le  problematiche aperte specialmente per quello che è il nostro specifico: la coppia e l’amore nelle loro espressioni più concrete. Quante situazioni difficili incontriamo alle quali vorremmo dare ascolto profondo e risposta adeguata! 
Non è la prima volta che in Equipe ci sentiamo stimolati a sentirci sempre più Chiesa  2   Lettera END ed a prenderci pienamente a carico i problemi che assillano l’uomo contemporaneo, nella consapevolezza che la Chiesa manifesta l’amore per l’intera famiglia umana, senza contrapporsi a essa come rivale, ma solo dialogando e operando assieme per la giustizia e la pace. 
Ricordiamo una relazione di Poppi e Silvia Simonis alla Sessione CRS nel 1992 dove tra le innumerevoli e interessanti riflessioni, parlando di riconciliazione, dicevano: “Non è necessario per la comunione avere tutti la stessa idea, ma è necessaria l’unità dei cuori intorno a Gesù Cristo. Una unità che si realizza nella vita concreta”. E inoltre parlando di discernimento dello spirito ci invitavano ad “avvicinarci agli altri uomini esercitando un “pregiudizio positivo”; cosa mi insegnerà, quale parte di Verità è in lui, come sarò più ricco dopo essergli stato vicino?”
Sentiamo da tempo il bisogno di lavorare nella Chiesa perché si possano affrontare senza paura le grandi sfide che ci attendono: il rapporto con i beni materiali, le grandi tematiche legate alla sessualità e ai matrimoni in crisi, la capacità di guardarsi dentro profondamente con uno sguardo di essenzialità.
E proprio in questi giorni in cui stiamo scrivendo, lo Spirito ci ha fatto il grande dono di papa Francesco che porta alla ribalta del mondo il volto della Chiesa più evangelico: il Papa povero che invita a farsi poveri tra i poveri, il Papa umile che dà la benedizione, ma la chiede prima per sé. Fin dai primi gesti di papa Francesco avvalorati dal suo motto episcopale: « Miserando et eligendo », (avere compassione, chinarsi sui miseri e scegliere, chiamare alla sequela di Cristo) il nostro cuore si è aperto alla speranza.
Ci ha molto emozionato sentirci in piena sintonia con lui ascoltando le parole della sua prima omelia ai cardinali dove, commentando le tre letture, ha sottolineato che in esse c’è qualcosa di comune: “Il movimento”. Nella Prima Lettura il movimento è il cammino; nella seconda Lettura, il movimento è nell’edificazione della Chiesa; nella terza, nel Vangelo, il movimento è nella confessione. “Camminare, edificare, confessare”. La prima cosa che Dio ha detto ad Abramo è questa: “Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile”. Dunque  ha proseguito  “la nostra vita  è  un  cammino.  Quando  ci  fermiamo,  la  cosa  non  va.  Camminare  sempre, alla presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiede ad Abramo nella promessa”. Quindi ha sottolineato: “Edificare. Edificare la Chiesa, si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore”. Terzo punto: confessare. “Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va”. Diventeremo  ha detto  una ONG filantropica, “ma non la Chiesa, sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che suc cede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza”.
Papa Francesco siamo pronti a camminare con te.