Quando l'arte racconta la vita: Seminario di Verona
11 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE 2018 - L'ultima area antropologica che intendiamo affrontare riguarda la vasta gamma delle fragilità che segnano profondamente la vita. Alle tante fragilità affettive aggiungiamo quelle relative ai ruoli, come la perdita di lavoro, il fallimento educativo. Possiamo pensare, inoltre, anche alle malattie soprattutto psichiche - al lutto per la perdita di una persona cara, alle situazioni di disabilità alla consapevolezza legata al processo d’invecchiamento, fino all’estrema fragilità, rappresentata dal morire. A questo livello ci troviamo nel campo di quella ricerca di senso, che da sempre abita l’uomo: l’integrazione del limite, ossia il significato del morire nelle sue infinite sfaccettature. Si tratta di esperienze che interpellano la speranza, da quella necessaria per vivere la solitudine e la malattia, fino a quella che è la chiave per affrontare la propria morte non come la fine, ma come il compimento dell’esistenza. Il morire, infatti, può diventare il massimo atto umano nell’affidamento alla vita che prevarrà oltre la morte, grazie alla promessa che sempre la abita: questa disponibilità di fondo è propria di chi ha vissuto la vita donandola. Con questo siamo nel cuore della fede, dell’annuncio del Dio della vita, della rivelazione della pasqua di morte e risurrezione del Signore e dell’affermazione del Credo: «Credo nella risurrezione della carne e nella vita eterna». Siamo nel kerigma pasquale» (da Incontriamo Gesù, Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, 41; www.secondoannuncio.it).
DINAMICA - Dopo la prima serata di carattere introduttivo, nelle
altre si offre la possibilità di un confronto con una coppia di opere da
parte: una evoca l’esperienza umana della fragilità e un’altra di
soggetto cri-stiano fa emergere la prospettiva della fede. Gli incontri
prevedono una implicazione attiva e libera da parte dei partecipanti che
valorizza il loro vissuto.