NON ABBIAMO BISOGNO DI PAROLAI, MA DI TESTIMONIANZE CHE IL VANGELO E' POSSIBILE

Unità e profezia. Sono le parole chiave che Papa Francesco ha utilizzato oggi nella sua riflessione per la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

“Celebriamo insieme due figure molto diverse – ha esordito il Papa nella sua omelia –, Pietro era un pescatore, Paolo un colto fariseo che insegnava nelle sinagoghe, e quando le loro strade si incrociarono, discussero in modo animato. Erano insomma due persone tra le più differenti, ma si sentivano fratelli, come in una famiglia unita”. E qui il primo affondo di Francesco: unità !

L’unità è un principio che si attiva con la preghiera, che permette allo Spirito Santo di intervenire, di aprire alla speranza, di accorciare le distanze, di tenerci insieme nelle difficoltà”. Una preghiera incessante, dunque, per tutti. In particolare per chi ci governa. 

Tutto nasce dalla provocazione di Gesù ai due apostoli. Da quel “ma tu chi dici che io sia” rivolto a Pietro, a quel “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”.
Due provocazioni diverse, che avvengono in contesti diversi, ma che al primo fa capire che “al Signore non interessano le opinioni generali, ma la scelta personale di seguirlo, mentre al secondo fa “cadere la sua presunzione di uomo religioso e per bene, così da farlo diventare Paolo, che significa ‘piccolo’”. Due provocazioni sulle quali però si fonda la profezia che li accompagnerà per sempre. Pietro sarà la “pietra” sulla quale Gesù edificherà la sua Sua Chiesa, mentre Paolo sarà trasformato in quello “‘strumento’ che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni”. Entrambi hanno accolto il Vangelo, e con esso quella provocazione che ribalta le nostre certezze, quel desiderio tutto umano “gestire la propria tranquillità, di tenere tutto sotto controllo”.
Il mondo e la Chiesa, oggi, hanno bisogno di questa profezia, “non di parolai che promettono l’impossibile, ma di testimonianze che il Vangelo è possibile”. 

Non servono manifestazioni miracolose, ma vite che manifestano il miracolo dell’amore di Dio. Non potenza, ma coerenza. Non parole, ma preghiera. Non proclami, ma servizio. Non teoria, ma testimonianza”.





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