Le donne afghane in ostaggio - La pace arriva dall’istruzione femminile
Negli Anni ’70, almeno l’80 per cento degli afghani viveva di ciò che coltivava senza sapere leggere o scrivere. Del rimanente, solo la metà era alfabetizzato. Le figlie dell’élite si fotografavano in minigonna davanti all’Università, ma il 99% dei matrimoni era combinato e la famiglia dello sposo «comprava» la ragazza.
Ancora oggi, ci sono altre 3 milioni di bimbe fuori da scuola e solo un’adolescente su tre sa leggere e scrivere contro uno su due se maschio. Il 70% dei matrimoni è combinato (e pagato) e un parto su due avviene in casa. In un Paese con 30 milioni di abitanti solo 4mila donne hanno la patente.
«La pace arriva dall’istruzione femminile»
«L’Afghanistan non vedrà mai pace senza che vengano assicurati i diritti delle donne, per primo quello all’istruzione».
Malalai Joya, attivista, nel lontano 2003 è stata eletta alla grande assemblea, la Loya jirga. «L’attacco alla scuola è responsabilità di tutti: dei talebani, dell’Isis (che altro non sono i vecchi talebani che si sono riciclati), le potenze straniere che hanno occupato questo Paese senza fare nulla, del governo corrotto. Nessuno è innocente», spiega.
Oggi, dopo aver denunciato la corruzione del sistema ed essere stata allontanata dalla vita politica, è costretta a nascondersi. «In Afghanistan, il solo fatto di essere una donna ti rende un bersaglio». Ma una speranza resta. Ed è rappresentata dalle persone. «Conosco un uomo che ogni giorno percorre 14 chilometri in moto per accompagnare le figlie a scuola"