L'ANTISEMITISMO SI BATTE CON LA RELAZIONE
Ferisce la notizia che la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, riceva ogni giorno circa 200 messaggi di odio. L’evento non è isolato.
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Senza dubbio l’anonimato dei social favorisce, su diversi fronti, la manifestazione di sentimenti la cui bassezza va di pari passo con la viltà che ne anima l’espressione.
L’obiettivo è sostanzialmente univoco: calpestare la dignità dell’altro. Con la conseguenza di rinnegare la propria. Questa strategia quotidiana, profondamente divisiva, prende di mira tutto ciò che quella stessa dignità preserva e riscatta. L’appartenenza religiosa, che connota in una prospettiva trascendente la dimensione umana e la eleva, viene oltraggiata con particolare pervicacia.
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Uno spirito critico invoca la corresponsabilità di ciascuno di noi verso l’altro, per relazionarci in modo fecondo e reattivo con gli eventi, anche con episodi quotidiani per nulla marginali nella loro pericolosità.
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Perché furono l’assenza di domande, la rinuncia alla responsabilità comune e all’empatia, l’imposizione e l’accettazione di un’esclusiva visione del mondo, a negare i diritti fondamentali dell’uomo, sprofondandolo in un vortice di dolore senza precedenti nella storia.
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