LA CRISI E' MOVIMENTO, FA PARTE DEL CAMMINO
“Sarebbe bello se smettessimo di vivere in conflitto e tornassimo invece a sentirci in cammino, aperti alla crisi”.
Si è concluso con questo sogno il tradizionale discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi, in cui Francesco, in questo Natale di pandemia, ha esortato a non confondere la crisi con il conflitto: “La logica del conflitto cerca sempre i ‘colpevoli’ da stigmatizzare e disprezzare e i ‘giusti’ da giustificare per introdurre la consapevolezza – molte volte magica – che questa o quella situazione non ci appartiene”. “La Chiesa, letta con le categorie di conflitto – destra e sinistra, progressisti e tradizionalisti – frammenta, polarizza, perverte e tradisce la sua vera natura”, il monito del Papa:
la Chiesa “è un corpo perennemente in crisi proprio perché è vivo, ma non deve mai diventare un corpo in conflitto, con vincitori e vinti. Infatti, in questo modo diffonderà timore, diventerà più rigida, meno sinodale, e imporrà una logica uniforme e uniformante, così lontana dalla ricchezza e pluralità che lo Spirito ha donato alla sua Chiesa”.
Il Papa, che mette in guardia “dal giudicare frettolosamente la Chiesa in base alle crisi causate dagli scandali di ieri e di oggi”.
“Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo, si limita a fare l’autopsia di un cadavere”.
”Si deve smettere di pensare alla riforma della Chiesa come a un rattoppo di un vestito vecchio, o alla semplice stesura di una nuova Costituzione Apostolica. La riforma della Chiesa è un’altra cosa”, puntualizza il Papa a proposito del processo di riforma della Curia messo da lui in atto fin dall’inizio del pontificato: “Non si tratta di rattoppare un abito, perché la Chiesa non è un semplice ‘vestito’ di Cristo, bensì è il suo corpo che abbraccia tutta la storia”.
“Ognuno di noi, qualunque posto occupi nella Chiesa, si domandi se vuole seguire Gesù con la docilità dei pastori o con l’auto-protezione di Erode, seguirlo nella crisi o difendersi da lui nel conflitto”, l’invito all’esame di coscienza, a partire dalla consapevolezza che “la crisi è movimento, fa parte del cammino. Il conflitto, invece, è un finto cammino, è un girovagare turistico, senza scopo e finalità, è rimanere nel labirinto, è solo spreco di energie e occasione di male”, e il primo male a cui porta, dal quale stare lontani, è il chiacchiericcio, che “trasforma ogni crisi in conflitto”.
“I poveri sono il centro del Vangelo”, aggiunge a braccio il Papa, citando le parole di “quel santo vescovo brasiliano: ‘Quando mi occupo dei poveri dicono di me che sono santo, ma quando mi domando perché c’è tanta povertà mi dicono che sono comunista’”.