LA CRISI DELLA PARROCCHIA

In una fase di profondo cambiamento, è possibile mettere a fuoco sette crisi che vive la parrocchia oggi.

Siamo in un tempo di profondi cambiamenti; anzi, come ha più volte detto Papa Francesco, viviamo un “cambiamento di epoca” più che “un’epoca di cambiamento”. Da un punto di vista ecclesiale, la parrocchia è un terminale di molti fenomeni: essa sente, subisce e vive numerosi e profondi mutamenti, manifestando l’esigenza di alcuni punti cruciali di ripensamento.

A voler leggere bene, però, non si può parlare di una sola crisi della parrocchia: sono molteplici le crisi che investono le comunità parrocchiali. 

1. La parrocchia vive una crisi di fede: se la fede oggi attraversa delle profonde trasformazioni, è inevitabile che tutto questo si riversi nella parrocchia. In essa sopravvive tanta religione, ma si fatica a scorgere una proposta di vita di fede buona per il XXI secolo. 

2. La parrocchia vive una crisi di persone: quantitativamente i fedeli diminuiscono. Sempre meno i frequentatori delle attività. Meno persone significa anche meno volontari, minor disponibilità per svolgere attività che sono lascito di altri tempi e altri numeri e conseguente ‘sovraccarico’ di impegni per i pochi rimasti. 

3. La parrocchia vive una crisi di pensiero: meno persone significa anche meno menti pensanti, meno figure capaci di leggere i segni dei tempi e elaborare un pensiero per l’oggi. Ma crisi di pensiero significa anche un progressivo impoverimento culturale della parrocchia: sempre meno si investe in cultura, formazione adeguata, proposte significative,

4.  La parrocchia vive una crisi di strutture: frutto di un passato di mobilitazione, di fedeltà e di generosità, le parrocchia oggi possiedono beni materiali e strutture sproporzionate rispetto al numero delle persone che la frequentano e dei fondi che essa raccoglie.

5. La parrocchia oggi vive una crisi di comunicazione. Abituata per molto tempo ad essere l’unica realtà capace di elaborare proposte di fatto onnicomprensive (dalla formazione dei bambini alle attività ricreative, dalla carità alla cultura), oggi si trova a competere con agenzie ed enti molti più capaci di comunicare, perché in grado di intercettare le giovani generazioni o di valorizzare competenze professionali, così da oscurare il canale comunicativo parrocchiale.

6. La parrocchia oggi vive una crisi di credibilità, dovuta a scandali, ipocrisie, ruberie, cattiva gestione. Non è certo un fenomeno che investe la maggioranza, sappiamo che il male fa più rumore del bene, ma non possiamo negare che gli scandali, da quelli più gravi con conseguenze penali (vedi pedofilia) a quelli più privati (spesso legati alla condotte di vite dei consacrati o dei laici più clericali) abbiano minato la credibilità della parrocchia nel mondo di oggi. 

7. la parrocchia oggi vive una crisi di identità, frutto spesso delle crisi precedenti. Nel XXI secolo, cosa vuole essere la parrocchia? Erogatrice di sacramenti? Rassegnata comunità di superstiti nostalgici del tempo antico? Banco vendita dei proprio talenti? Agenzia sociale? Agenzia del culto? Gruppo autoreferenziale di amici? Centro anziani? Cerchia di impauriti che si riconosce in poche parole d’ordine? Ente pellegrinaggio? Centro estivo per bambini? C’è un’identità che deve essere ricostruita, tra rinunce salutari (e probabilmente dolorose), aperture, coraggio, smarrimenti.

Sette crisi della parrocchia, sette nodi da sciogliere, con il dialogo, il confronto, la riflessione, l’innovazione, l’ascolto dello Spirito. Sette punti da cui partire per evitare di stare chiusi nel cenacolo per paura del mondo, o con l’illusione che il mondo cerchi qualcosa dalla parrocchia. No, oggi il mondo dimostra che sa vivere anche senza la parrocchia. Se oggi in parrocchia non si vive più un’esperienza significativa per la vita, e quindi per la fede, rischiamo di essere il sale che ha perso il sapore. E rimane la domanda evangelica: con che cosa lo si renderà salato?




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