I GIOVANI, GLI ANZIANI E LA PROFEZIA DI GIOELE
“Come è importante l’incontro e il dialogo tra le generazioni, soprattutto all’interno della famiglia”. È il 26 luglio 2013, Papa Francesco si affaccia dal balcone dell’arcivescovado di Rio de Janeiro. Ad ascoltarlo, per la recita dell’Angelus, ci sono migliaia di giovani di tutto il mondo venuti in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù, il primo viaggio apostolico internazionale del Papa eletto il marzo prima. Quel giorno la Chiesa celebra i santi Gioacchino e Anna, i genitori della Vergine Maria, i nonni di Gesù. Francesco coglie così l’occasione per sottolineare - riprendendo il Documento di Aparecida a cui da cardinale aveva tanto lavorato - che “i bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l’esperienza e la saggezza della loro vita”.
Per Francesco, il terreno d’incontro tra i giovani e gli anziani è quello dei sogni. Per certi versi, sembrerebbe una convergenza sorprendente quasi improbabile. Eppure come anche l’esperienza vissuta a causa della pandemia ci ha mostrato, è proprio il sogno, la visione del domani, che ha tenuto e tiene uniti coloro, nonni e nipoti, che sono stati improvvisamente separati aggiungendo un ulteriore fardello al gravame dell’isolamento.
Chi se non i giovani, si chiede il Papa, possono prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Significativamente, durante il Sinodo dedicato alla gioventù celebrato nell’ottobre del 2018, ha voluto che si vivesse un evento speciale sul dialogo tra le generazioni, l’incontro “La saggezza del tempo” all’Istituto Patristico Augustinianum. In tale occasione, rispondendo agli interrogativi di giovani e anziani su questioni di attualità per la Chiesa e per il mondo, Francesco ha esortato a “difendere i sogni come si difendono i figli”, annotando che “le chiusure non conoscono gli orizzonti, i sogni sì”. Il Papa, anziano anche lui, ha affidato ai giovani una grande responsabilità. “Tu – ha detto rivolgendosi idealmente ad ogni ragazzo – non puoi portarti tutti gli anziani addosso, ma i loro sogni sì, e questi portali avanti, portali, che ti farà bene”.
Radici e sogni. Non può esserci l’uno senza l’altro, perché l’uno è per l’altro. E questo vale certamente oggi più che in passato, perché urge una “visione d’insieme” che non lasci nessuno escluso. Francesco lo evidenzia in una intervista alle riviste anglofone Tablet e Commonweal nel momento più cupo della pandemia in Europa. Per il Papa, che si sofferma sul senso di quello che stiamo vivendo in questo drammatico 2020, la tensione tra vecchi e giovani “deve sempre risolversi nell’incontro”. Il giovane, ribadisce, “è germoglio, fogliame, ma ha bisogno della radice; altrimenti non può dare frutto. L’anziano è come la radice”. Ancora una volta richiama la “profezia di Gioele”. Agli anziani di oggi, spaventati da un virus che spezza la vita e soffoca la speranza, Francesco chiede un surplus di coraggio. Forse quello più arduo: il coraggio di sognare. “Volgete lo sguardo dall’altra parte – esorta il Pontefice che crede nella “saggezza del tempo” – ricordate i nipoti e non smettete di sognare. È questo che Dio vi chiede: di sognare”. Questo che stiamo vivendo, tra timori e sofferenze, ci dice con forza il Papa, “è il tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrirci”. Questo è il tempo in cui la “profezia di Gioele” può diventare realtà.