Edgar Morin: L’illusione dell’uomo "aumentato"

Conosciuto in tutto il mondo per i suoi lavori sul “pensiero complesso”, Edgar Morin (pseudonimo di Edgar Nahoum) è nato l’8 luglio 1921 in una famiglia ebrea. Amante della poesia, negli ultimi decenni ha partecipato agli eventi più significativi della nostra storia.


Che ne pensa della crisi attuale legata alla pandemia di covid-19 che interessa il mondo intero?


Questa pandemia a carattere virale ha suscitato un fenomeno mondiale multidimensionale che non riguarda solo la salute, ma anche la vita quotidiana, con i lockdown che hanno posto il problema del rapporto con il lavoro e hanno cambiato lo stile di vita che avevamo in precedenza. C’è anche il problema della crisi economica e di una crisi della globalizzazione che ha mostrato di non avere creato solidarietà internazionale.


Questa crisi obbliga a quello che io chiamo “un pensiero complesso”, capace di collegare aspetti diversi e di non separare quello sanitario da quello economico, piscologico, o addirittura religioso. Sono implicati tutti gli aspetti della vita umana. È quindi necessario un pensiero molto ampio, che non sia unilaterale, è un punto fondamentale.


Papa Francesco nei suoi auguri, in occasione del suo centenario, ha reso omaggio alla sua volontà di edificare una società più giusta e più umana. Quale sono i punti chiave per realizzarla?


Le premesse consistono nella presa di coscienza della comunanza di destino di tutti gli esseri umani nell’epoca della globalizzazione, ossia dei pericoli nucleari, dei pericoli della follia fanatica, del pericolo del dominio del profitto. L’umanità è in una fase della sua storia piena di pericoli e al tempo stesso piena di promesse tecniche o scientifiche. Ma persino le sue promesse hanno un duplice volto. Favoriscono l’idea, che ha dominato la civiltà occidentale, pessima a mio avviso, di dominare la natura e di dominare il mondo. E il transumanesimo riprende i concetti attuali della tecnica, dell’informatica, dell’intelligenza artificiale per creare un uomo cosiddetto immortale che dominerà il mondo e i pianeti. È una follia!


Oggi non bisogna fare l’uomo aumentato ma l’uomo migliorato, a partire delle risorse buone che ha in sé. Non siamo ancora a questo punto. La coscienza della comunanza di destino sarebbe un elemento fondamentale per andare verso un altro mondo perché, a quel punto, le nazioni potrebbero federarsi e si potrebbe giungere a quello che è un sogno, ma possibile, ossia la pace sulla terra. Esiste quindi un insieme di condizione che consentirebbe questo cammino. Bisogna continuare ad avanzare sì con problemi, con conflitti, ma facendo in modo che quelle che io chiamo le forze di Eros abbiano sempre più la meglio sulla forza di Polemos e di Thanatos. Occorre rinforzare Eros rispetto a Polemos e a Thanatos.


Lei ha costellato la sua vita di poesia. È stata la poesia ad aiutarla a superare le numerose prove che ha attraversato?


La poesia non consiste solo nei poemi che amo e che continuo a recitare, che mi sostengono e che sono importanti. C’è anche la poesia della vita. Colgo la verità profonda di quello che dicevano i surrealisti della poesia, che non è solo una cosa scritta ma una cosa vissuta. Nella mia concezione dell’umano, trovo che la nostra vita sia bipolarizzata tra prosa e poesia. La prosa sono le cose che facciamo per costrizione, che non ci piacciono, che facciamo per obbligo, per sopravvivere, mentre la poesia è vivere veramente, e vivere è dischiudersi, è comunicare, è ammirare, è meravigliarsi ed è gioire del piacere di una bella musica, come pure del piacere di una relazione amorosa, o di bel paesaggio o di una partita di calcio.




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