DALL'INFERNO DELLA SCHIAVITÙ ALLA RINASCITA, ECCO LA STORIA DI JOY

Intervista alla giornalista, scrittrice, editorialista di "Famiglia Cristiana", autrice di "Io sono Joy. Un grido di libertà dalla schiavitù della tratta", con la prefazione di papa Francesco. Il libro ripercorre il calvario vissuto da una giovane migrante dalla Nigeria fino all'Italia, attraverso le atrocità dei lager libici, le violenze, i ricatti, lo sfruttamento sessuale, fino alla conquista della libertà.

«Un giorno di primavera ero di passaggio a Caserta per andare a visitare Casa Rut, la comunità fondata da suor Rita Giaretta che accoglie donne liberate dalla tratta e dallo sfruttamento. Sono passata al bellissimo negozio di New Hope, la sartoria etnica fondata da Casa Rut». A raccontare è Mariapia Bonanate, giornalista, scrittrice, storica editorialista di Famiglia Cristiana, da sempre molto attenta alle tematiche femminili. «Lì una giovane donna mi è venuta incontro, gentilissima, con  gli occhi luminosi, mi ha sorriso e mi ha abbracciato calorosamente, piena di gioia, come se ci conoscessimo da sempre. Quell’accoglienza mi ha commosso». Ad abbracciarla era Joy, giovane nigeriana, oggi 27enne, arrivata a Casa Rut nel 2017, dopo aver vissuto un calvario straziante.

Partita dalla Nigeria a febbraio del 2016, Joy ha vissuto l’ inferno: la traversata del deserto, le minacce, la brutalità dei trafficanti senza pietà, la detenzione nei lager libici, dove subisce violenze, stupri ripetuti, trattata come merce di scambio, schiava del sesso. Poi il viaggio nel Mediterraneo su un barcone, l’ arrivo in Sicilia. E qui, in Italia, una seconda Libia: a Castel Volturno (Caserta) la donna nigeriana che avrebbe dovuto accoglierla come una figlia e darle un lavoro regolare, la ricatta e la costringe ad andare in strada a prostituirsi, affibbiandole il nome di Jessica. «Io non ero più una persona», racconta oggi Joy. L’ unico sostegno per lei la sua profonda fede in Dio. Joy ha avuto la forza e il coraggio di liberarsi dalle catene della schiavitù e di denunciare. Si è rivolta alla polizia ed è stata accolta da suor Rita a Casa Rut. Ha ripreso in mano la sua vita calpestata, fatta a pezzi, ha provato a ricucire le ferite del corpo e dell’anima. A Casa Rut Joy ha vissuto una rinascita, grazie a persone che l’ hanno rispettata, ascoltata, protetta.

«Io conoscevo il problema della tratta», racconta la Bonanate, «con la Comunità Papa Giovanni XXIII ero stata nelle campagne piemontesi, dove ragazze giovanissime sono costrette a prostituirsi per la strada. Mi ero portata dentro alcune immagini di quell’inferno."

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Per Mariapia Bonanate, Joy è diventata una di famiglia. «Le mie amiche a Torino le vogliono tutte un gran bene». Per lei oggi è un po’ come un’ altra figlia. L’ 8 febbraio - festa di Santa Giuseppina Bakhita, la religiosa sudanese che conobbe le sofferenze della schiavitù - ricorre la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta voluta da papa Francesco. «Sono arrabbiatissima perché l’ Italia continua a chiudere gli occhi davanti alle atrocità che vengono compiute nei campi di detenzione libici», aggiunge la scrittrice. «Una situazione intollerabile, che non può più essere accettata».




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