Congresso Eucaristico Nazionale




Si è
fatto silenzio, in quel momento, tra la folla che riempiva le
banchine. Quando la motovedetta 288 della Guardia Costiera è
arrivata a pochi metri dall’attracco nel Porto antico di Genova è
stato evidente per molti che quella nave, reduce dal salvataggio a
Lampedusa di migliaia di uomini, era l’ostensorio migliore per il
carico prezioso che portava: l’Ostia consacrata. Congresso
Eucaristico di Genova , quasi mille delegati dalle diocesi di tutta
Italia, settanta vescovi e il cardinal Bagnasco, presidente della Cei
e arcivescovo di Genova, ad accoglierli nei giorni di metà
settembre. Assente il papa, con il rammarico di non averlo a Genova,
anche se di fronte all’unica città italiana visitata nell’Anno
della Misericordia, la Assisi del grande incontro per la Pace, i
genovesi hanno risposto mettendo al centro ancor più quella Presenza
nel Pane consacrato, vivendola in momenti speciali come l’arrivo
dal mare del Santissimo davanti a migliaia di persone, inginocchiate,
moltissime, sugli stessi moli dove la domenica si passeggia mangiando
il gelato. Fede e Vita che si sono incontrate e abbracciate, nelle
vie di Genova, dove i crocieristi sbarcati per vacanza camminavano
accanto ai fedeli impegnati nelle catechesi nelle chiese, nelle
adorazioni notturne, nelle visite alle carceri e ai luoghi di
misericordia, e poi ancora nella messa finale dei trentamila sul
mare, persone anche sedute per terra là dove due giorni dopo barche
e yacht di lusso avrebbero dato il via al Salone nautico. E, ancora,
lavoratori di Ilva, Piaggio Aereo e altri, la crisi per il lavoro
che ti sta per scappare di mano e le spalle prestate al peso di
quell’urna preziosa che porta in processione l’Ostia arrivata dal
mare, con fiumi di gente dietro, come un fermo immagine su tempi
lontani: e invece siamo qui, a credere oggi anche con gesti antichi.
Con la novità amara del timore di attentati e le precauzioni che
sembrano non bastare mai, i cassonetti dell’immondizia via dalle
strade e centinaia agenti anche in borghese a controllare i gesti di
ognuno. E invece gesti eucaristici, di persone in preghiera, di gente
in ricerca, o di increduli pronti a stupirsi: tre giorni speciali,
con un barlume di pensiero per chi per l’Eucaristia rischia e
perde davvero la vita, e per chi la perde nel mare, ostensorio
vivente di fronte agli uomini, anche di coloro che non vogliono
vedere. “In ogni rapporto di comunione, soprattutto sponsale, -
diceva Bagnasco in quei giorni- viene il momento in cui, da sole, le
parole non bastano più. Si fa allora prepotente l’esigenza del
dono totale di sé, che quelle parole invera. L’Eucaristia è
proprio questo dono, dove la Parola si fa Carne e Sangue, Pane che
nutre di grazia la vita, principio e forza di un nuovo modo di stare
nel mondo”. 




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